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Trieste mon amour

Che lo guardi dai muretti del Molo Audace o dall’alto della strada napoleonica di Opicina, il golfo di Trieste lo puoi quasi abbracciare tutto, da Muggia fino a Duino. E se passeggi sulle Rive, in un giorno in cui la bora scende giù dal Carso a rotta di collo e s’insinua bizzosa in tutti gli anfratti, ne puoi anche sentire la voce, la musica: perché è quel mare, increspato di riccioli bianchi, che fa cantare le sartie delle barche.

FVG - Trieste -Piazza Unità
Foto di Sabine Rabenberger da Pixabay

Trieste è legata al mare almeno quanto lo è alla montagna: è l’unico posto d’Italia dove puoi vedere le Alpi oltremare, dove mare e montagne si toccano come le quinte di un teatro, diceva Paolo Rumiz, scrittore, giornalista e triestino doc.

Senza il mare Trieste non potrebbe vivere: anche in inverno, quando il cielo è di un azzurro smagliante, quasi fosse lucidato dal vento, vedi gente sulle Rive con la sciarpa fino agli occhi. D’estate poi non ne parliamo, tutti in costume a godersi il sole e il mare sui marciapiedi di Barcola; solo una fila di oleandri, e nemmeno troppo fitti, protegge i corpi stesi al sole sul pavé dalle auto che corrono sulla strada costiera.

Qui le barche a vela sono il doppio di quelle a motore, ci sono 14 società veliche e un triestino su quattro sa andare in barca. Ed è qui che ogni anno si tiene la regata internazionale aperta a tutte le categorie di barche a vela: sono più di 2.000 le imbarcazioni che partecipano alla Barcolana, quelle grandi a fianco delle piccole, le une capitanate da esperti velisti, le altre da semplici appassionati, chiunque può gareggiare nella kermesse del mare più spettacolare e scenografica che si conosca.

A due passi dal centro di Trieste ci sono i sentieri che portano al Carso e alle falesie della Val Rosandra. E c’è addirittura un rifugio del CAI, il più basso delle Alpi e forse del mondo, con la sua locanda sempre affollata: perché la gente se c’è vento va in barca, se c’è bonaccia mette le pedule e va in montagna.

Se invece rimani in città vai a farti un giro, che immancabilmente finisce in un buffet, con le caldaie sempre fumanti di profumati bolliti, oppure in un caffè: i triestini bevono 10 kg di caffè all’anno, che rispetto alla media italiana di cinque chili è decisamente una bella quantità.
Forse perché il caffè che si serve a Trieste è uno dei migliori al mondo? Meglio non mettersi a discutere della qualità del caffè con un triestino, è una battaglia persa in partenza: più del 30% del caffè importato in Italia sbarca nel porto di Trieste e il profumo che proviene dalle torrefazioni e dai sacchi movimentati sul molo s’insinua tra i palazzi e diventa un tutt’uno con la città. Ci sono giorni che nemmeno la puzza dello smog riesce a coprirlo.

E poi ci sono i caffè storici, quelli dove ti siedi e ci passi due ore senza che te ne accorgi: davanti a una tazzina di caffè e a una fetta di strudel, sfogli un giornale tenuto insieme da una stecca di legno, come ancora si fa al Caffè San Marco, il più asburgico della città, e ogni tanto tendi l’orecchio a quel dialetto stretto, che ai poco esperti ricorda la cadenza veneta, ma di certo veneto non è e non è nemmeno friulano. Tra giuliani e friulani non sempre corre buon sangue.

Trieste dall’anima asburgica, Trieste frontiera tra la Mitteleuropa e il Mediterraneo, Trieste scontrosa, nostalgica. Trieste salotto dell’Adriatico, Trieste con la più grande piazza d’Europa affacciata sul mare. Tanto bella, eppure quasi ignorata dai turisti.

La guida della città:  Trieste –  Guide turistiche Odos,  2020, 16€

Ultimo aggiornamento: 18 Maggio 2023 by Redazione

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Author: Redazione